A completare l'articolo vi erano le tavole illustrate dell'ormai famoso Achille Beltrame:
L'talia, nonostante avesse vantato sempre le più belle uniformi, cono colori sgargianti, le sostituisce, un un certo punto della storia, con l'abbinamento di colori monotoni e prosaici definendo l'uniforme "grigio-verde". Inizialmente i colori e gli accessori nelle divise erano necessari al fine di riconoscere un reggimento, una batteria e un'unità, ma soprattutto il nemico. Ma, a causa dell'arrivo delle armi da fuoco sempre più precise, i combattimenti avvenivano a distanze sempre maggiori, per cui non era necessario un riconoscimento, anzi l'esigenza era quella di mimetizzarsi per non essere colpiti.Si effettuarono diversi esperimenti con il colore blu e quello grigio-verde, e si giunse al risultato che a 600 metri su 24 sagome grigie ne furono colpite tre, mentre quelle blu furono colpite 24 su 24.
Forti di questo risultato, un anno dopo, quaranta alpini del 5° Reggimento indossarono l'uniforme grigioverde disegnata da Brioschi(presidente della sezione di Milano del Club Alpino Italiano) e da Etna(tenente colonnello, comandante il battaglione Morbegno del 5° Reggimento Alpini). Nacque, così, quello che venne ribattezzato il "plotone grigio". Le manovre che il "plotone grigio" effettuò con il resto del reggimento dimostrarono l'efficacia della nuova uniforme. Era nato il grigio-verde, la nuova uniforme del Regio Esercito Italiano. Nel 1908 essa venne adottata per la fanteria di linea, i bersaglieri, gli alpini e l'artiglieria. Nel 1909 venne estesa a tutti gli altri corpi eccetto i carabinieri. Per gli Ufficiali la divisa era in tessuto "cordonato grigio-verde" uguale per tutti i corpi. Finita la prima guerra mondiale il grigioverde, che inizialmente era stato osteggiato da molta parte dell'Ufficialità in quanto sembrava distruggere tante precedenti tradizioni delle uniformi, divenne ormai del tutto assimilato. L'uniforme grigioverde si identificò con la vittoria della Grande Guerra.
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